Nov 9, 2022

Alex Li Calzi

Alex Li Calzi

Intervista ad Alex Li Calzi, autore del nostro nuovo libro Cartoline dalla mia Sicilia.

 

Ciao Alex, cominciamo l’intervista con un piccolo trabocchetto. Descriviti in 30 parole!

Ciao! Caspita, trenta parole sono tante, però potrei riassumerle tutte in una sola: ORSOCENTRICO! Scherzi a parte, sono solare, generoso, poliedrico, sognatore, romantico… ma non sta a me descrivermi, lo faccio fare agli altri, io sono di parte!

 

Il tuo libro Cartoline dalla mia Sicilia ci porta alla scoperta della tua Sicilia attraverso i sapori tipici della tua infanzia. Puoi raccontarci da dove arriva l’idea e l’ispirazione per il libro? Raccontaci qualche aneddoto sulla sua produzione.

Mi sono avvicinato al mondo del cibo sin da piccolo: a casa cucinavano bene e io, che sono sempre curioso, osservavo quello che facevano in cucina. Andavo pazzo per la pizza, per i lievitati e lo street food. Nella mia memoria conservo sapori e profumi e, vivendo lontano dalla mia terra natia, ho sempre cercato di riprodurli con le ricette, per averli sempre vicini. Durante la produzione, per cercare di essere il più fedele possibile alle ricette, ho dovuto chiedere più volte il mitico “pacco da giù” con formaggi, bottiglie di conserve di pomodoro e tanti altri ingredienti.

 

Hai un capitolo o una parte preferita? Se sì, raccontaci perché.

Di sicuro gli arancini sono una delle mie parti preferite del libro perché si preparano in compagnia, come una catena di montaggio, per fare meno fatica e più in fretta…e da qui la conferma che il cibo unisce, crea convivialità.

 

Per Trenta Editore la “Buona Tavola suscita emozioni”. Cosa rende speciale la tua tavola?

La mia tavola è speciale perché si raccontano viaggi, emozioni vissute. La mia tavola deve essere colorata perché si mangia anche con gli occhi, per questo le mie pietanze sono sempre un tripudio di colori.

 

Qual è la tua personale definizione di creatività?

La mia creatività è raccontare attraverso dei set le ricette che creo, rendendole vive e non statiche.

 

Esiste un piatto tra quelli che hai proposto nel libro che possa definirti? Quel particolare sapore che potrebbe descrivere la tua personalità, la tua storia e il tuo vissuto.

Difficile scegliere tra i piatti del libro, ognuno a suo modo mi definisce, perché legato a un momento o a un ricordo, ma se proprio devo scegliere direi la pasta alla Norma: è una delle cose che ho cucinato di più nei miei viaggi all’estero, per far conoscere l’orso e la Sicilia a chi non c’era mai stato.

 

La Buona Tavola e il futuro, qual è la tua visione?

Il futuro spero sia un ritorno alle origini, amo le ricette della tradizione perché raccontano chi siamo, come ci siamo avvicinati ai nostri gusti culinari. Ma vedo nel futuro anche molta cucina fusion perché è bello quando nelle nuove famiglie multiculturali ognuno possa apportare il proprio contributo con ingredienti e spezie diverse, dando un twist a ricette più classiche.

 

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